martedì 23 giugno 2009

Vi faccio vedere come muore un'iraniana


Non è forse bello indignarsi? Si, è bello indignarsi, ci fa sentire tutti più buoni. Io sotto Natale mi indigno sempre per qualcosa - o all'occorrenza più cose, dipende da quante volte che ho guidato ubriaco devo redimermi – e sotto l'albero trovo sempre bei regali.
E poi il sangue. Non è bello il sangue? Si che è bello il sangue, vedete che successo ha avuto Twilight (che è roba di vampiri, quindi immagino abbia a che fare con il sangue; e per chiarezza, qualsiasi cosa possa rendere Debussy un fenomeno pop-adolescenziale è necessariamente qualcosa di sbagliato), o tutti quei telefilm di dubbio gusto dove non fanno altro che sventrare poveri innocenti (non so, Nip/Tuck per dire).
Sangue© ed indignazione© sono due elementi per un sicuro successo commerciale, e se appiccicate queste etichette sulla faccia di una persona avrete creato il prodotto della settimana. Meglio ancora se la persona da etichettare è giovane, donna e innocente. Apoteosi per questo fenomeno è che la persona (vittima, dimenticavo che a questo punto si chiama vittima) sia magari una specie di eroe, qualcuno che combatte per la libertà (tipo Capitan America insomma, ma più inerme e meno glam).
Alla stampa queste informazioni di certo non mancano, così come non mancano i fruitori di certa roba, così è stato facile far partire un meme abbastanza consistente e, come tutti i meme, di nessuna utilità. Insomma, parlo del video della ragazza iraniana che non linko perchè mi fa abbastanza schifo. Ad oggi l'avrà visto praticamente chiunque, ed è quello dove si vede una ragazza con gli occhi sbarrati ed impietrita dalla paura e dal dolore che pian piano inizia a ricoprirsi di sangue ed in fine tira le cuoia. Tutto filmato con effetto camera a mano che rende l'azione più concitata e manda il pathos alle stelle. Roba da b-movie insomma (questo non vuol dire che Cloverfield sia un b-movie, Cloverfield è figo). Io non avevo mai visto una ragazza morire, voglio dire, l'avevo visto nei film dove muoiono piangendo e dicendo che amano/odiano qualcuno ed alla fine accasciano la testa in una posa di beatitudine, ma una che muore davvero è diverso. Certo l'intento del filmato era quello di far vedere che in Iran la polizia uccide le ragazze ma, forse è solo un'impressione mia, l'intento è stato toppato. Io vedo solo una che muore, non vedo il poliziotto (o più poliziotti) che hanno sparato, non vedo Ahmadinejad che guardando da una feritoia del suo castello ride sguaiatamente alla vista della morte, non vedo le guardie imperiali fare terra bruciata. Vedo solo una che muore. E fa schifo.
In effetti quello che conta davvero in quel video è il contorno, tutto quello che non si vede, e forse sono troppo pessimista, tutto quello che la ggente non ha idea che stia accadendo guardando una che muore. E questo contorno comprende un centinaio di anni della storia di quel paese costantemente in bilico tra fanatismo religioso e modernizzazione frenetica, dove i crimini di stato sono all'ordine del giorno. Il contorno che comprende uno dei paesi con uno degli uomini più attivi nella geopolitica odierna che fa parte di un asse (no, asse non è usato a caso) che diventa sempre più forte. Un contorno che comprende un'enormità di morti ammazzati che hanno avuto la sfortuna di non essere stati filmati per diventare degli eroi. Un contorno che fino ad un anno fa vedeva in tutto l'occidente (schifo di parola) un sostanzioso gruppo di persone schierate con Ahmadinejad, le stesse che oggi spandono in lungo e in largo il video di una che muore.
Il copione è lo stesso, visto fin troppe volte. La più recente è stata la rivolta in Tibet che ha scatenato un bordello mediatico a chi riusciva a beccare il morto più raccapricciante (da quello che si da alle fiamme a quello sprangato dall'esercito cinese). Fu un successo per tutte le aziende di nastri rossi ed altre che producevano le magliette Free Tibet. Persino il Dalai Lama (per chi non ricordasse era quel tizio pelato vestito con lenzuola sgargianti e sandali, intendo quello più importante tra tutti quelli vestiti così) ebbe i suoi quindici minuti. Ora che i tibetani ne hanno avuto abbastanza di morire, nessuno sa più cosa fare con tutti quei nastri e quelle magliette. In compenso la Cina continua a fare quello che meglio crede, ma meno platealmente e senza far scattare l'indignazione di massa.
Che infondo poi il segreto è quello, uccidere, ma di nascosto e nessuno avrà sufficiente paura per indignarsi.