Il centro di studi antropologici dell'istituto dell'università statale dei Makonde in Mozambico ha recentemente svolto una ricerca sulla popolazione italica in età giovanile. Essendo una piccola università e non avendo altri riferimenti a disposizione ha chiesto a Eupls di divulgare il loro lavoro, e noi li accontentiamo.
Homus italicus juvenilis
Dall'istituzione della nostro dipartimento di studi antropologici questo è il primo importante lavoro svolto nel continente che gli indigeni solgono chiamare Europa.
La nostra spedizione è partita dalle coste del Marocco ove abbiamo potuto constatare come gli usi occidentali-europei sono già radicati nella popolazione locale. Adattatici ben presto ai costumi di questo popolo, ci siamo imbarcati su un mezzo acquatico che questi chiamano "gommone" e che usano soventemente per menare gente dalle coste Marocchine a quelle del sud Italia.
Siamo sbarcati, dopo un viaggio estenuante, in nelle terre di Puglia che si trovano, queste, nel sud dello stivale (lo stivale ha funzioni simili ai nostri sandali di corteccia ma di contro è ben più scomodo da indossare; con questo termine gli italici indicano il loro territorio in quanto ne ricorda la forma).
La costa pugliese ci è subito apparsa molto simile alle coste Marocchine specie nelle architetture. E' un dato incontrovertibile che ci dimostra come gli occidentali siano ormai incapaci di ogni sorta di evoluzione che li porti ad esternare le loro diversità e quindi caratterizzarsi.
La nostra meta era però il grande centro amministrativo situato sulla costa opposta dello stivale, la grande città chiamata Roma.
Da notare la grande disorganizzazione degli italici. Infatti nel nostro viaggio verso Roma abbiamo potuto constatare come i costumi indigeni obblighino le persone a grandi spostamenti di persone e di merci che di contro non si organizzano per un corretta gestione di questi traffici rendendoli estremamente disagevoli.
Giunti nella grande capitale abbiamo potuto organizzare il vero scopo della nostra spedizione focalizzandoci sui giovani indigeni per diverse fasce d'età.
Infanti
L'infante nasce in strutture organizzate dove ogni donna si reca in ascesi volontaria prima del parto.
Il neonato infante e la perpuera genitrice tornano nella loro dimora solo a parto avvenuto e continuano il loro periodo ascetico. Infatti la puerpera ed il consorte sono, in questo periodo, totalmente alienati ai voleri dell'infante e pronti a venire incontro ad ogni sua minima richiesta. Questo periodo dura diversi anni.
Passata la prima fase, quando l'infante raggiunge l'età dei sei anni abbiamo notato dei cambiamenti nella situazione. Ma non in positivo. Contrariamente a quanto si può pensare l'infante, che è ora capace di deambulare autonomamente e di farsi comprendere nell'idioma familiare, viene pressoché segregato nella sua dimora. L'infante in questo modo non apprende alcunché: non è in grado di distinguere cibi commestibili dai non, non è in grado di cacciare le prede più semplici e tanto meno di svolgere le mansioni più elementari all'interno del focolare.
Nei momenti di svago, che per l'infante sono molti, questo convoca altri suoi simili nella sua dimora, o si reca nelle dimore altrui, per estenuanti maratone davanti un dispositivo audiovisivo che ci hanno indicato chiamarsi televisione. C'è anche da dire che i genitori dell'infante temono nel far uscire l'infante all'aperto, comportamento questo dettato forse da tabù vigenti nei loro culti religiosi.
Adolescenti
E' senza dubbio questa l'età più interessante per la nostra ricerca. Posto in ambienti a caratterizzazione sociale, l'adolescente italico sviluppa in questa età i comportamenti che l'accompagneranno per il resto della sua vita. E' sorprendente veder come il già pessimo lavoro svolto dai genitori vada man mano a peggiorare in questa fase della vita degli esaminati.
Abbiamo notato come, secondo i loro costumi, giunti nell'adolescenza i ragazzi acquisiscano il diritto di utilizzare una formula magica dal potere devastante: "voglio". Quest'arte sovrannaturale che gli adolescenti hanno in uso permette loro di gestire la profonda alienazione in cui i genitori sono ormai rinchiusi, allo scopo di ottenere feticci che noi abbiamo classificato come "social improvement".
I social improvement non rispondono ad una classificazione morfologica ma bensì quantitativa.
Infatti il soggetto che in maggior numero avrà a disposizione questi oggetti sarà calato in una situazione privilegiata nella sua comunità che lo riconoscerà come "conformed", massimo grado di aspirazione sociale.
Tornando ai social improvement, abbiamo riscontrato che questi perdono subito il loro valore. Spesso nell'arco di pochi giorni questi vengono riposti nei magazzini delle dimore e devono essere sostituiti in tutta fretta se non si vuol perdere carisma agli occhi della comunità!
Non paghi dei social emprovement, gli adolescenti si gerarchizzano anche attraverso il "suit range". Questa è una scala di valori (da noi ideata in base alle osservazioni) che ci dimostra come ad un determinato capo d'abbigliamento si associ diversa accettazione sociale.
Abbiamo notato che secondo questi rigidi schemi, alla lunga gli adolescenti tendono ad assomigliarsi un po' tutti ed è stato ben difficile per noi portare a termine la nostra ricerca senza confonderci.
Giovani uomini
Ultimi esemplari presi in esame sono i giovani uomini. E' proprio con questi soggetti che possiamo ammirare come lo spettacolare meccanismo che innescato nell'infante, porta con il passare del tempo, allo stato di "physiognomy identity" che si può ammirare a compimento negli esemplari di età compresa dai diciotto ai trenta.
E' stata senz'altro questa la parte più semplice (direi quasi rilassante) della nostra ricerca, infatti in questa età i ragazzi sono praticamente identici sia nell'aspetto che nei comportamenti. dotati di capigliature, vestiario, dialetti, e persino modi e caratteri similari, la ricerca si può sostanzialmente condurre per un solo esemplare per può allargare i risultati all'intera categoria.
D'altro canto è assolutamente sconcertante constatare come gli adolescenti sembrino essere costruiti in quella che gli italici chiamerebbero catena di montaggio. Privi di qualsiasi caratterizzazione, questi adolescenti sembrano trovarsi bene sono in folti gruppi e si sottopongono a degradazioni fisiche e menali per essere ben inseriti in questi. Inoltre c'è da dire che l'esigenza di gruppo non ha fini pratici, è invece assolutamente convenzionale.
Homus italicus juvenilis
Dall'istituzione della nostro dipartimento di studi antropologici questo è il primo importante lavoro svolto nel continente che gli indigeni solgono chiamare Europa.
La nostra spedizione è partita dalle coste del Marocco ove abbiamo potuto constatare come gli usi occidentali-europei sono già radicati nella popolazione locale. Adattatici ben presto ai costumi di questo popolo, ci siamo imbarcati su un mezzo acquatico che questi chiamano "gommone" e che usano soventemente per menare gente dalle coste Marocchine a quelle del sud Italia.
Siamo sbarcati, dopo un viaggio estenuante, in nelle terre di Puglia che si trovano, queste, nel sud dello stivale (lo stivale ha funzioni simili ai nostri sandali di corteccia ma di contro è ben più scomodo da indossare; con questo termine gli italici indicano il loro territorio in quanto ne ricorda la forma).
La costa pugliese ci è subito apparsa molto simile alle coste Marocchine specie nelle architetture. E' un dato incontrovertibile che ci dimostra come gli occidentali siano ormai incapaci di ogni sorta di evoluzione che li porti ad esternare le loro diversità e quindi caratterizzarsi.
La nostra meta era però il grande centro amministrativo situato sulla costa opposta dello stivale, la grande città chiamata Roma.
Da notare la grande disorganizzazione degli italici. Infatti nel nostro viaggio verso Roma abbiamo potuto constatare come i costumi indigeni obblighino le persone a grandi spostamenti di persone e di merci che di contro non si organizzano per un corretta gestione di questi traffici rendendoli estremamente disagevoli.
Giunti nella grande capitale abbiamo potuto organizzare il vero scopo della nostra spedizione focalizzandoci sui giovani indigeni per diverse fasce d'età.
Infanti
L'infante nasce in strutture organizzate dove ogni donna si reca in ascesi volontaria prima del parto.
Il neonato infante e la perpuera genitrice tornano nella loro dimora solo a parto avvenuto e continuano il loro periodo ascetico. Infatti la puerpera ed il consorte sono, in questo periodo, totalmente alienati ai voleri dell'infante e pronti a venire incontro ad ogni sua minima richiesta. Questo periodo dura diversi anni.
Passata la prima fase, quando l'infante raggiunge l'età dei sei anni abbiamo notato dei cambiamenti nella situazione. Ma non in positivo. Contrariamente a quanto si può pensare l'infante, che è ora capace di deambulare autonomamente e di farsi comprendere nell'idioma familiare, viene pressoché segregato nella sua dimora. L'infante in questo modo non apprende alcunché: non è in grado di distinguere cibi commestibili dai non, non è in grado di cacciare le prede più semplici e tanto meno di svolgere le mansioni più elementari all'interno del focolare.
Nei momenti di svago, che per l'infante sono molti, questo convoca altri suoi simili nella sua dimora, o si reca nelle dimore altrui, per estenuanti maratone davanti un dispositivo audiovisivo che ci hanno indicato chiamarsi televisione. C'è anche da dire che i genitori dell'infante temono nel far uscire l'infante all'aperto, comportamento questo dettato forse da tabù vigenti nei loro culti religiosi.
Adolescenti
E' senza dubbio questa l'età più interessante per la nostra ricerca. Posto in ambienti a caratterizzazione sociale, l'adolescente italico sviluppa in questa età i comportamenti che l'accompagneranno per il resto della sua vita. E' sorprendente veder come il già pessimo lavoro svolto dai genitori vada man mano a peggiorare in questa fase della vita degli esaminati.
Abbiamo notato come, secondo i loro costumi, giunti nell'adolescenza i ragazzi acquisiscano il diritto di utilizzare una formula magica dal potere devastante: "voglio". Quest'arte sovrannaturale che gli adolescenti hanno in uso permette loro di gestire la profonda alienazione in cui i genitori sono ormai rinchiusi, allo scopo di ottenere feticci che noi abbiamo classificato come "social improvement".
I social improvement non rispondono ad una classificazione morfologica ma bensì quantitativa.
Infatti il soggetto che in maggior numero avrà a disposizione questi oggetti sarà calato in una situazione privilegiata nella sua comunità che lo riconoscerà come "conformed", massimo grado di aspirazione sociale.
Tornando ai social improvement, abbiamo riscontrato che questi perdono subito il loro valore. Spesso nell'arco di pochi giorni questi vengono riposti nei magazzini delle dimore e devono essere sostituiti in tutta fretta se non si vuol perdere carisma agli occhi della comunità!
Non paghi dei social emprovement, gli adolescenti si gerarchizzano anche attraverso il "suit range". Questa è una scala di valori (da noi ideata in base alle osservazioni) che ci dimostra come ad un determinato capo d'abbigliamento si associ diversa accettazione sociale.
Abbiamo notato che secondo questi rigidi schemi, alla lunga gli adolescenti tendono ad assomigliarsi un po' tutti ed è stato ben difficile per noi portare a termine la nostra ricerca senza confonderci.
Giovani uomini
Ultimi esemplari presi in esame sono i giovani uomini. E' proprio con questi soggetti che possiamo ammirare come lo spettacolare meccanismo che innescato nell'infante, porta con il passare del tempo, allo stato di "physiognomy identity" che si può ammirare a compimento negli esemplari di età compresa dai diciotto ai trenta.
E' stata senz'altro questa la parte più semplice (direi quasi rilassante) della nostra ricerca, infatti in questa età i ragazzi sono praticamente identici sia nell'aspetto che nei comportamenti. dotati di capigliature, vestiario, dialetti, e persino modi e caratteri similari, la ricerca si può sostanzialmente condurre per un solo esemplare per può allargare i risultati all'intera categoria.
D'altro canto è assolutamente sconcertante constatare come gli adolescenti sembrino essere costruiti in quella che gli italici chiamerebbero catena di montaggio. Privi di qualsiasi caratterizzazione, questi adolescenti sembrano trovarsi bene sono in folti gruppi e si sottopongono a degradazioni fisiche e menali per essere ben inseriti in questi. Inoltre c'è da dire che l'esigenza di gruppo non ha fini pratici, è invece assolutamente convenzionale.
Tra questa omologazione di massa spicca di gran lunga un entità, che è quasi definibile quale etnia, chiamata in loco: adolescente di sinistra.
Quest'adolescente di sinistra è distinguibile dai seguenti caratteri:
-capigliatura rasata (o molto corta) sui lati e più lunga nella parte superiore del capo;
-maglietta in genere di colore rosso o nero con effige di un dio occidentale chiamato Che (ci risulta inoltre la paradossale sorte di questo Che, la sua mitologia ce lo dipinge come girovago predicatore che recava l'ideale che la religione è un male, ed è invece assurto al rango di dio);
-pantaloni generalmente molto larghi che lasciano scoperte parte delle terga;
-calzari generalmente in materiale plastico raffiguranti l'effige di una stella.
Molti in passato, trovandosi di fronte ai giovini uomini hanno erroneamente pensato che questi fossero degli adepti a qualche setta (cosa non molto lontana dalla realtà ma comunque erronea), o addirittura sacerdoti di un culto locale in relativa divisa distintiva. La nostra ricerca ha invece dimostrato la realtà per lungo tempo ignorata: dall'infanzia all'età adulta, il giovane italico è piegato (ma molto spesso decide, si sforza con tutto se stesso a conformarsi) ad un modus vivendi, al fine di, si noti bene, non essere parte della società ma sentirsene parte integrante ed indispensabile.
Prossime osservazioni che risulteranno indispensabili alla completezza della ricerca, saranno quelle di vedere come il ragazzo italico cresca e diventi parte attiva, produttiva, della società. Possiamo leggere dalle precedenti osservazioni svolte del nostro dipartimento come l'uomo italico conservi queste sue distorsioni adolescenziali rendendo cattivi servigi a se stesso ed in genere alla società. Ma questo è un discorso da dipanare in una successiva opera.
Ringraziamo Eupls per averci fornito il supporto alla divulgazione del nostro lavoro.
P.s.
Ormai ad Eupls siamo sulla strada dell'epigenia... Umberto, scusami.
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