mercoledì 17 settembre 2008

Come sopravvivere all'olocausto e raccontarlo agli amici

Parte prima: -4



Dal momento che il 10 settembre 2008 ho visto come sono andate le cose, ho deciso di anticipare la stampa di ben quattro anni e una manciata di mesi: la prossima fine del mondo ci sarà nel 2012. Precisamente il 21 dicembre 2012. Sull’ora precisa si sta informando chi di dovere. Io spero che sia verso le quindici, che a quell’ora mi prende sonno e non ho mai niente da fare.
Badate che quella del 2012 non sarà una fine del mondo come quella del 10 settembre. Ci sono delle differenze sostanziali che non vanno prese sotto gamba e vedo di elencarle partendo dalla fine del mondo più recente, quella del 2008 insomma.

Le modalità dell’ultimo scampato olocausto sono ormai quelle ben collaudate dell’epoca contemporanea, cioè fanno capo alla tecnologia.

-La prima si ebbe negli anni ‘40 quando un manipolo di fisici (capeggiati dal Dottor Morte) partecipò al progetto Manhattan. In quell’occasione un certo Teller pronosticò che lo scoppio di una bomba atomica avrebbe incendiato l’atmosfera e causato gravi danni alla specie umana tra i quali figuravano l’estinzione ed i melanomi. In realtà Teller si sbagliava e, contrariamente alle psicosi mondiali, l’atomica ebbe come effetto il rifiorire dei freaks nei circhi di tutto il mondo.

-La seconda catastrofe mondiale del ‘900 si ebbe nel 2000 (ah!), in cui la nostra civiltà sarebbe collassata a causa del Millennium Bug e della nostra dipendenza dai computer. In realtà non accadde niente, a parte il fatto che le aziende informatiche incassarono miliardi per aggiornare computer che non necessitavano aggiornamenti. L’unico disastro che venne preso sotto gamba quell’anno fu la messa in onda del Grande Fratello in Italia e a vederla ora è un vero peccato che il Millennium Bug non fu niente.

-La terza catastrofe (ma più piccola, una catastrofetta) si ebbe nel 2001. Qualcuno pensò che il Millennium Bug sarebbe arrivato infatti proprio quell’anno visto che si apriva il nuovo millennio. Invece niente. In compenso venne messa in onda la seconda edizione del Grande Fratello.

-La quarta catastrofe è quella più recente, ovvero il buco nero del Cern. Se n’è già parlato abbastanza e non voglio tediarvi con un inutile resoconto delle vicende. In ogni caso è finita che l’umanità ce l’ha fatta anche stavolta.

-In anteprima vi posso svelare che la prossima catastrofe in chiave tecnologica avverrà nel 2038, anno in cui la farà da padrone il bug del 2038. Facente parte della stessa famiglia del Millennium Bug, questo del 2038 sarà un altro degno avversario dei computer di tutto il mondo. Notizie certe le abbiamo ricevute tramite John Titor, un viaggiatore del tempo che provenne dal 2036 e arrivò nel nostro presente (a bordo di una DeLorean) per risolvere il baco nel suo futuro. Tra le tante notizie che questo viaggiatore del tempo ci lasciò spicca l’olocausto nucleare del 2015. Quindi siamo a sei.

Come ho già accennato prima, il carattere di queste disgrazie aberranti dell’età contemporanea non si basano sull’ineluttabilità del fato, ma piuttosto sono un misto di: punizione divina, decadimento sociale ma soprattutto fallibilità umana. Infatti in tutti questi casi, l’agente che mette in pericolo l’umanità è lo stesso uomo sotto forma di un gruppo di scienziati pazzi coadiuvati dal Dottor Morte.
Ovviamente gli elementi classici di una catastrofe standard ci sono tutti (a parte l’olocausto intendo) anche se distinguibili in due casi.

Il primo è l’evento più inquietante ovvero la distruzione planetaria. A quanto pare, questo concetto estremo appare con la sperimentazione di tecnologie rivoluzionarie. Nello specifico dei casi prima citati, tecnologie che manovrano in qualche modo grosse quantità di energia. Ma questa è solo una prima facciata, perché la psicosi si genera nel momento in cui le tecnologie in questione vanno a ricreare condizioni naturali estreme. Infatti la bomba atomica prende “ispirazione” dallo studio delle reazioni che avvengono nelle stelle, mentre gli esperimenti del Cern poggiano le loro basi sui raggi cosmici (e dove si approderà lo scopriremo solo in seguito, cosa che avviene banalmente con quasi tutti gli esperimenti innovativi). Abbiamo quindi dei punti fermi: l’uomo sfida la natura, la natura è troppo per l’uomo, l’uomo viene distrutto senza possibilità d’appello.

Nel secondo caso che si denota negli esempi sopra citati, non configura la distruzione del pianeta, ma semplicemente un’umanità regredita, spaesata e probabilmente avviata a diventare brutale. Il meccanismo è semplice: l’uomo si affida al suo ingegno, l’uomo demanda i suoi bisogni alle macchine quindi al suo ingegno, l’ingegno falla, l’uomo si ritrova a ricominciare da capo in un ambiente ostile. Di solito questo tipo di apocalisse più lieve viene presa come l’occasione per l’umanità di redimersi, cioè creare una nuova società libera dagli errori del passato. A ben vedere una battaglia persa nel momento in cui si decide di ricreare una società e questo ci dimostra che se apocalisse dev’essere, meglio una fatta bene senza possibilità di scampo.
Non ultimo tra i disastri spazza-umanità ce n’è uno particolare: lo sconvolgimento climatico. Ovviamente attuato dall’uomo. Paradossalmente questo è la tragedia più reale che possa colpire l’umanità ma nonostante tutto non riceve l’impatto mediatico che richiederebbe e, cosa più strana, non scatena psicosi. Le conclusioni che si possono ricavare da questi disastri sono semplici: l’uomo non si fida dei suoi simili ma soprattutto ha terribilmente paura di morire.
Se ci avete fatto caso, con lo sconvolgimento climatico sono saliti a sette i disastri che l’uomo ha paventato in questi tempi recenti. Non per inquietarvi, ma vi lascio un appunto. Da Wikipedia: 7. Prendetelo come un anticipo della seconda parte.

Semicontemporanea con MenteCritica

2 commenti:

Matteo Mazzoni ha detto...

Attendo la seconda parte... Intanto: bentornato!

Neottolemo ha detto...

Grazie Matteo. Ormai qua si batte la fiacca, ma confido in una ripresa.