Breve rubrica sul come sono arrivato al duemilaessette.
Pop! "Auguri! Buon duemilaessei!" Così si aprì il mio duemilaessei, tra spumante, lenticchie, artifizi pirotecnici, schiamazzi e un piede rotto qualche giorno prima.
Per il post cenone, quello, lo ricorderò come uno dei peggiori capodanni, tutta la notte sotto la pioggia a girare senza una meta, che con un piede rotto non è proprio il massimo. La serata si concluse nella Bottega dell'artista, un luogo dove il duemilaeccinque ci aveva visto protagonisti assoluti del palco tra bizzarre e orrende esecuzioni dei più svariati brani. Ma grazie a questi crolli di credibilità a cui ogni sera ci sottoponevamo diventammo i vip (io un vip!) del locale, o forse ci trattavano bene perché consumavamo molta birra e molto uischi -segue- molti soldi. Ma questo appartiene al duemilaeccinque, anno di nevi, di cambi di facoltà, di patenti, anno di merda.
Tornato a Roma dopo le feste mi sottoposi ad un bizzarro rituale: l'esame.
Ogni università ha dei periodi sacri nel corso dell'anno (in genere 3) dedicati alla dea Atena. In questi periodi ogni rettore, coadiuvato dai suoi fidi presidi e professori, sottopone gli studenti a pomposi cerimoniali che si svolgono in ogni luogo della facoltà, dove meno te l'aspetti.
Il cerimoniale si compone di diverse fasi:
1-Prenotazione
La prenotazione all'esame in una facoltà di lettere per uno studente del primo anno è un po' il battesimo del fuoco. Il preside in occasione della festa di Atena si prodiga in numerosi accorgimenti atti ad aumentare il gran caos che normalmente vige nella facoltà:
-rende ogni professore virtualmente inavvicinabile, ed è solo con grandi dosi di ingegno e subdoli trucchi che qualche studente riuscirà a scambiare alcune parole con il proprio docente e capirci qualcosa;
- ordina che i fogli per la prenotazione agli esami vengano affissi sulle bacheche di altri professori, di altri dipartimenti, a volte anche di altri atenei, costringendo lo studente a degradanti umiliazioni prima dell'esame sperando di essere ammesso in zona cesarini;
- sposta gli orari e le date degli esami in continuazione, a volte anche mentre l'esame è in corso
"ragazzi l'esame è spostato"
"a quando?"
"a ieri, tutti bocciati";
- a volte attua il peggiore dei trucchi, la prenotazione dell'esame in segreteria del dipartimento. L'antica arte della segreteria di dipartimento è un trucco che il preside ben maneggia; in bacheca affiggerà l'avviso di prenotazione in segreteria; successivamente sulla porta della segreteria metterà un cartellino piccolo piccolo "segreteria" o a volte lo scriverà direttamente a penna, con tratto incerto, tanto per essere sicuro che nessuno lo legga e che la segreteria non venga mai trovata; l'ultimo fatale passo sarà aprire la segreteria dalle 3 alle 4 di notte, quando la facoltà è chiusa.
2-Aula
La decisione dell'aula è presa dal professore, la notte prima dell'esame, e viene scritta in una busta, sigillata con la cera lacca e consegnata al rettore che a fine esame la apre e dice "Ualà, e l'esame era nell'aula 4, proprio come avevo previsto. Ora facciamo un'altro gioco, scegli una carta..".
3-Appello
Seduto sul suo alto scranno intarsiato il professore inizia a fare l'appello degli iscritti. Finito l'appello si dedicherà a coloro che non sono riusciti ad iscriversi all'esame toccandogli la spalla con la verga affidatagli dal rettore e accogliendoli in aula, perché il professore è magnanimo.
4-Esame
Finiti i riti di purificazione, il giovane fedele di Atena viene chiamato alla cattedra per svolgere l'esame. La durata dell'ultimo rito, anche detto di espiazione, ha le metodiche più svariate: può durare un minuto ma anche un'ora; il professore potrà essere sia gelido che estremamente cordiale; l'esito sarà sempre incerto, anche se lo studente ha un quoziente intellettivo pari a 3/4 dell'umanità messa assieme; il professore potrà andarsene quando vorrà lasciando le sue veci e la sua autorità a delle specie di chierichetti che sono gli assistenti, in gran parte individui frustrati a cui la dea Atena non concede le sue grazie, e che sono affidabili come una roulette russa.
Questa enorme flessibilità nella crimonia più importante non è ben chiara. Si pensa che risalga sin dall'antichità e venga sfruttata per rendere i fedeli ad Atena sempre più nervosi ed agitati.
5-Verbalizzazione
E' questa la conclusione del rituale dell'esame. Sono pochi i fortunati che potranno presenziare alla cerimonia e numerosi antropologi hanno dedicato ampi studi al comportamento del ragazzo che ne partecipa. Da insicuro, timido e reverenziale che era durante tutti i riti precedenti, nella fase conclusiva lo studente subisce un incredibile mutazione nel carattere; diventa sfrontato ed arrogante ed inizia un interminabile discorso (più che altro un monologo) sull'estrema difficoltà dell'esame, su quanto duro egli abbia studiato e in genere su quanto sia bravo, e lo fa con chiunque gli capiti a tiro nel raggio di 10 metri. Questi discorsi sono indipendenti dal voto preso. L'individuo più interessante in questa fase è colui che prende 30; quest'individuo riuscirà a rendersi odioso per l'intera giornata con buona parte dei suoi conoscenti, e resterà comunque pesante parlare con lui per molto tempo.
E così nel duemilaessei anche io ho partecipato a questa cerimonia, uscendone abbastanza bene, con poche ferite, un 26 in tasca ed un esame in meno.
Pop! "Auguri! Buon duemilaessei!" Così si aprì il mio duemilaessei, tra spumante, lenticchie, artifizi pirotecnici, schiamazzi e un piede rotto qualche giorno prima.
Per il post cenone, quello, lo ricorderò come uno dei peggiori capodanni, tutta la notte sotto la pioggia a girare senza una meta, che con un piede rotto non è proprio il massimo. La serata si concluse nella Bottega dell'artista, un luogo dove il duemilaeccinque ci aveva visto protagonisti assoluti del palco tra bizzarre e orrende esecuzioni dei più svariati brani. Ma grazie a questi crolli di credibilità a cui ogni sera ci sottoponevamo diventammo i vip (io un vip!) del locale, o forse ci trattavano bene perché consumavamo molta birra e molto uischi -segue- molti soldi. Ma questo appartiene al duemilaeccinque, anno di nevi, di cambi di facoltà, di patenti, anno di merda.
Tornato a Roma dopo le feste mi sottoposi ad un bizzarro rituale: l'esame.
Ogni università ha dei periodi sacri nel corso dell'anno (in genere 3) dedicati alla dea Atena. In questi periodi ogni rettore, coadiuvato dai suoi fidi presidi e professori, sottopone gli studenti a pomposi cerimoniali che si svolgono in ogni luogo della facoltà, dove meno te l'aspetti.
Il cerimoniale si compone di diverse fasi:
1-Prenotazione
La prenotazione all'esame in una facoltà di lettere per uno studente del primo anno è un po' il battesimo del fuoco. Il preside in occasione della festa di Atena si prodiga in numerosi accorgimenti atti ad aumentare il gran caos che normalmente vige nella facoltà:
-rende ogni professore virtualmente inavvicinabile, ed è solo con grandi dosi di ingegno e subdoli trucchi che qualche studente riuscirà a scambiare alcune parole con il proprio docente e capirci qualcosa;
- ordina che i fogli per la prenotazione agli esami vengano affissi sulle bacheche di altri professori, di altri dipartimenti, a volte anche di altri atenei, costringendo lo studente a degradanti umiliazioni prima dell'esame sperando di essere ammesso in zona cesarini;
- sposta gli orari e le date degli esami in continuazione, a volte anche mentre l'esame è in corso
"ragazzi l'esame è spostato"
"a quando?"
"a ieri, tutti bocciati";
- a volte attua il peggiore dei trucchi, la prenotazione dell'esame in segreteria del dipartimento. L'antica arte della segreteria di dipartimento è un trucco che il preside ben maneggia; in bacheca affiggerà l'avviso di prenotazione in segreteria; successivamente sulla porta della segreteria metterà un cartellino piccolo piccolo "segreteria" o a volte lo scriverà direttamente a penna, con tratto incerto, tanto per essere sicuro che nessuno lo legga e che la segreteria non venga mai trovata; l'ultimo fatale passo sarà aprire la segreteria dalle 3 alle 4 di notte, quando la facoltà è chiusa.
2-Aula
La decisione dell'aula è presa dal professore, la notte prima dell'esame, e viene scritta in una busta, sigillata con la cera lacca e consegnata al rettore che a fine esame la apre e dice "Ualà, e l'esame era nell'aula 4, proprio come avevo previsto. Ora facciamo un'altro gioco, scegli una carta..".
3-Appello
Seduto sul suo alto scranno intarsiato il professore inizia a fare l'appello degli iscritti. Finito l'appello si dedicherà a coloro che non sono riusciti ad iscriversi all'esame toccandogli la spalla con la verga affidatagli dal rettore e accogliendoli in aula, perché il professore è magnanimo.
4-Esame
Finiti i riti di purificazione, il giovane fedele di Atena viene chiamato alla cattedra per svolgere l'esame. La durata dell'ultimo rito, anche detto di espiazione, ha le metodiche più svariate: può durare un minuto ma anche un'ora; il professore potrà essere sia gelido che estremamente cordiale; l'esito sarà sempre incerto, anche se lo studente ha un quoziente intellettivo pari a 3/4 dell'umanità messa assieme; il professore potrà andarsene quando vorrà lasciando le sue veci e la sua autorità a delle specie di chierichetti che sono gli assistenti, in gran parte individui frustrati a cui la dea Atena non concede le sue grazie, e che sono affidabili come una roulette russa.
Questa enorme flessibilità nella crimonia più importante non è ben chiara. Si pensa che risalga sin dall'antichità e venga sfruttata per rendere i fedeli ad Atena sempre più nervosi ed agitati.
5-Verbalizzazione
E' questa la conclusione del rituale dell'esame. Sono pochi i fortunati che potranno presenziare alla cerimonia e numerosi antropologi hanno dedicato ampi studi al comportamento del ragazzo che ne partecipa. Da insicuro, timido e reverenziale che era durante tutti i riti precedenti, nella fase conclusiva lo studente subisce un incredibile mutazione nel carattere; diventa sfrontato ed arrogante ed inizia un interminabile discorso (più che altro un monologo) sull'estrema difficoltà dell'esame, su quanto duro egli abbia studiato e in genere su quanto sia bravo, e lo fa con chiunque gli capiti a tiro nel raggio di 10 metri. Questi discorsi sono indipendenti dal voto preso. L'individuo più interessante in questa fase è colui che prende 30; quest'individuo riuscirà a rendersi odioso per l'intera giornata con buona parte dei suoi conoscenti, e resterà comunque pesante parlare con lui per molto tempo.
E così nel duemilaessei anche io ho partecipato a questa cerimonia, uscendone abbastanza bene, con poche ferite, un 26 in tasca ed un esame in meno.
Nessun commento:
Posta un commento