E sono due, disse quello che cacciava gli occhi alla moglie.
Ormai il rito dell'esame era già stato concluso, anche se da poco.
Il duemilaessei continuava placido il suo scorrere, con la sua solita routine. Ma giunto che era nel mese di Febbraio per noi si preparava un nuovo evento. Gli Oasis venivano a Roma a fare un concerto e noi ci siamo detti:
"Andiamo a sentire gli Oasis!"
"Il biglietto sta 31€"
"E che figl'e 'ndrocchia..."
Il concerto era fissato per il 7\2\06 alle 21.00 e già dal giorno prima a casa mia erano arrivati tutti gli amici con i bagagli e i bisogni
"Ho bisogno di dormire"
"Ho bisogno di un bagno"
"Ho bisogno di mangiare"
"Io ho bisogno di una donna! Trovatemi una donna!!!"
All'indomani uscimmo baldanzosi all'idea di passare un'oretta pressati tra la folla in attesa dell'apertura dei cancelli e ci dirigemmo a prendere la metro a termini.
Giunti che eravamo a termini avevamo già accumulato un discreto ritardo sul programma e la fiducia di accumularne dell'altro era tanta. E questa fiducia non venne disattesa. Due poliziotti, il Nibbio e il Griso, ci fermano (notare l'ennesimo cambio dei tempi verbali) per un controllo dei documenti che dura abbastanza a lungo.
Una volta chiesti lumi al loro superiore, l'Innominato, i due Bravi ci rendono i documenti e noi saliamo sulla metro. Scendiamo dal charter ad eur palasport dove ci prepariamo ad una lunga attesa dell'ultimo dei nostri. Ultimo dei Nostri, su cui aleggia il mistero di un'origine blasonata, arrivò con l'allegra ingenuità di chi non si rende conto di aver fatto aspettare delle persone per quasi mezz'ora e non riceve proprio una calda accoglienza.
Ci incamminiamo verso il palasport e a metà strada ci esibiamo nel collaudato numero del "la scelta della strada sbagliata" che ci riesce alla perfezione, tant'è che inganniamo anche il gruppo che ci seguiva che sbaglia strada assieme a noi.
Espletate la fila e il controllo biglietti il nostro allegro drappello è già in vista del palco
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Ma benedetto Iddio tu sei altro 3 metri e ottanta ma noi non vediamo niente"
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Noi non vediamo..."
"Mettiamoci in platea che è fico"
"No!"
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Vaffanculo"
"Mettiamoci......."
Stordito l'elemento di disturbo il solito drappello si incammina verso gli spalti e ci si sistema.
Mentre io e Elemento di Disturbo fumavamo fuori, arrivano loro, il gruppo spalla. Un misto tra un fastidio, un impiccio, una perdita di tempo, un ritardo nel concerto, uno spettacolo indesiderato, questo è il gruppo spalla, e molto altro ancora. E davanti al gruppo spalla, come se stessero assistendo alla spogliarello della Montalcini, il pubblico si diletta nell'antico sport del lancio della bottiglia sul palco e nell'arte oratoria specialità insulto e sfottò.
Il gruppo spalla se ne va, e con questi l'astio del pubblico nei loro confronti.
Zac! Le luci si spengono, parte una musichina e arrivano loro, gli oesis. Iniziano anche a suonare, "chi l'avrebbe mai creso" disse il portiere del mio vecchio appartamento all'eur.
E così come iniziò il concerto finì. Il giorno dopo tutti tornarono alla loro dimora, meno che me, in quanto già c'ero.
Ormai il rito dell'esame era già stato concluso, anche se da poco.
Il duemilaessei continuava placido il suo scorrere, con la sua solita routine. Ma giunto che era nel mese di Febbraio per noi si preparava un nuovo evento. Gli Oasis venivano a Roma a fare un concerto e noi ci siamo detti:
"Andiamo a sentire gli Oasis!"
"Il biglietto sta 31€"
"E che figl'e 'ndrocchia..."
Il concerto era fissato per il 7\2\06 alle 21.00 e già dal giorno prima a casa mia erano arrivati tutti gli amici con i bagagli e i bisogni
"Ho bisogno di dormire"
"Ho bisogno di un bagno"
"Ho bisogno di mangiare"
"Io ho bisogno di una donna! Trovatemi una donna!!!"
All'indomani uscimmo baldanzosi all'idea di passare un'oretta pressati tra la folla in attesa dell'apertura dei cancelli e ci dirigemmo a prendere la metro a termini.
Giunti che eravamo a termini avevamo già accumulato un discreto ritardo sul programma e la fiducia di accumularne dell'altro era tanta. E questa fiducia non venne disattesa. Due poliziotti, il Nibbio e il Griso, ci fermano (notare l'ennesimo cambio dei tempi verbali) per un controllo dei documenti che dura abbastanza a lungo.
Una volta chiesti lumi al loro superiore, l'Innominato, i due Bravi ci rendono i documenti e noi saliamo sulla metro. Scendiamo dal charter ad eur palasport dove ci prepariamo ad una lunga attesa dell'ultimo dei nostri. Ultimo dei Nostri, su cui aleggia il mistero di un'origine blasonata, arrivò con l'allegra ingenuità di chi non si rende conto di aver fatto aspettare delle persone per quasi mezz'ora e non riceve proprio una calda accoglienza.
Ci incamminiamo verso il palasport e a metà strada ci esibiamo nel collaudato numero del "la scelta della strada sbagliata" che ci riesce alla perfezione, tant'è che inganniamo anche il gruppo che ci seguiva che sbaglia strada assieme a noi.
Espletate la fila e il controllo biglietti il nostro allegro drappello è già in vista del palco
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Ma benedetto Iddio tu sei altro 3 metri e ottanta ma noi non vediamo niente"
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Noi non vediamo..."
"Mettiamoci in platea che è fico"
"No!"
"Mettiamoci in platea che è fico"
"Vaffanculo"
"Mettiamoci......."
Stordito l'elemento di disturbo il solito drappello si incammina verso gli spalti e ci si sistema.
Mentre io e Elemento di Disturbo fumavamo fuori, arrivano loro, il gruppo spalla. Un misto tra un fastidio, un impiccio, una perdita di tempo, un ritardo nel concerto, uno spettacolo indesiderato, questo è il gruppo spalla, e molto altro ancora. E davanti al gruppo spalla, come se stessero assistendo alla spogliarello della Montalcini, il pubblico si diletta nell'antico sport del lancio della bottiglia sul palco e nell'arte oratoria specialità insulto e sfottò.
Il gruppo spalla se ne va, e con questi l'astio del pubblico nei loro confronti.
Zac! Le luci si spengono, parte una musichina e arrivano loro, gli oesis. Iniziano anche a suonare, "chi l'avrebbe mai creso" disse il portiere del mio vecchio appartamento all'eur.
E così come iniziò il concerto finì. Il giorno dopo tutti tornarono alla loro dimora, meno che me, in quanto già c'ero.
Nessun commento:
Posta un commento