martedì 27 febbraio 2007

Duemilaessei #1


Breve rubrica sul come sono arrivato al duemilaessette.

Pop! "Auguri! Buon duemilaessei!" Così si aprì il mio duemilaessei, tra spumante, lenticchie, artifizi pirotecnici, schiamazzi e un piede rotto qualche giorno prima.
Per il post cenone, quello, lo ricorderò come uno dei peggiori capodanni, tutta la notte sotto la pioggia a girare senza una meta, che con un piede rotto non è proprio il massimo. La serata si concluse nella Bottega dell'artista, un luogo dove il duemilaeccinque ci aveva visto protagonisti assoluti del palco tra bizzarre e orrende esecuzioni dei più svariati brani. Ma grazie a questi crolli di credibilità a cui ogni sera ci sottoponevamo diventammo i vip (io un vip!) del locale, o forse ci trattavano bene perché consumavamo molta birra e molto uischi -segue- molti soldi. Ma questo appartiene al duemilaeccinque, anno di nevi, di cambi di facoltà, di patenti, anno di merda.
Tornato a Roma dopo le feste mi sottoposi ad un bizzarro rituale: l'esame.
Ogni università ha dei periodi sacri nel corso dell'anno (in genere 3) dedicati alla dea Atena. In questi periodi ogni rettore, coadiuvato dai suoi fidi presidi e professori, sottopone gli studenti a pomposi cerimoniali che si svolgono in ogni luogo della facoltà, dove meno te l'aspetti.
Il cerimoniale si compone di diverse fasi:

1-Prenotazione
La prenotazione all'esame in una facoltà di lettere per uno studente del primo anno è un po' il battesimo del fuoco. Il preside in occasione della festa di Atena si prodiga in numerosi accorgimenti atti ad aumentare il gran caos che normalmente vige nella facoltà:
-rende ogni professore virtualmente inavvicinabile, ed è solo con grandi dosi di ingegno e subdoli trucchi che qualche studente riuscirà a scambiare alcune parole con il proprio docente e capirci qualcosa;
- ordina che i fogli per la prenotazione agli esami vengano affissi sulle bacheche di altri professori, di altri dipartimenti, a volte anche di altri atenei, costringendo lo studente a degradanti umiliazioni prima dell'esame sperando di essere ammesso in zona cesarini;
- sposta gli orari e le date degli esami in continuazione, a volte anche mentre l'esame è in corso
"ragazzi l'esame è spostato"
"a quando?"
"a ieri, tutti bocciati";
- a volte attua il peggiore dei trucchi, la prenotazione dell'esame in segreteria del dipartimento. L'antica arte della segreteria di dipartimento è un trucco che il preside ben maneggia; in bacheca affiggerà l'avviso di prenotazione in segreteria; successivamente sulla porta della segreteria metterà un cartellino piccolo piccolo "segreteria" o a volte lo scriverà direttamente a penna, con tratto incerto, tanto per essere sicuro che nessuno lo legga e che la segreteria non venga mai trovata; l'ultimo fatale passo sarà aprire la segreteria dalle 3 alle 4 di notte, quando la facoltà è chiusa.

2-Aula
La decisione dell'aula è presa dal professore, la notte prima dell'esame, e viene scritta in una busta, sigillata con la cera lacca e consegnata al rettore che a fine esame la apre e dice "Ualà, e l'esame era nell'aula 4, proprio come avevo previsto. Ora facciamo un'altro gioco, scegli una carta..".

3-Appello
Seduto sul suo alto scranno intarsiato il professore inizia a fare l'appello degli iscritti. Finito l'appello si dedicherà a coloro che non sono riusciti ad iscriversi all'esame toccandogli la spalla con la verga affidatagli dal rettore e accogliendoli in aula, perché il professore è magnanimo.

4-Esame
Finiti i riti di purificazione, il giovane fedele di Atena viene chiamato alla cattedra per svolgere l'esame. La durata dell'ultimo rito, anche detto di espiazione, ha le metodiche più svariate: può durare un minuto ma anche un'ora; il professore potrà essere sia gelido che estremamente cordiale; l'esito sarà sempre incerto, anche se lo studente ha un quoziente intellettivo pari a 3/4 dell'umanità messa assieme; il professore potrà andarsene quando vorrà lasciando le sue veci e la sua autorità a delle specie di chierichetti che sono gli assistenti, in gran parte individui frustrati a cui la dea Atena non concede le sue grazie, e che sono affidabili come una roulette russa.
Questa enorme flessibilità nella crimonia più importante non è ben chiara. Si pensa che risalga sin dall'antichità e venga sfruttata per rendere i fedeli ad Atena sempre più nervosi ed agitati.

5-Verbalizzazione
E' questa la conclusione del rituale dell'esame. Sono pochi i fortunati che potranno presenziare alla cerimonia e numerosi antropologi hanno dedicato ampi studi al comportamento del ragazzo che ne partecipa. Da insicuro, timido e reverenziale che era durante tutti i riti precedenti, nella fase conclusiva lo studente subisce un incredibile mutazione nel carattere; diventa sfrontato ed arrogante ed inizia un interminabile discorso (più che altro un monologo) sull'estrema difficoltà dell'esame, su quanto duro egli abbia studiato e in genere su quanto sia bravo, e lo fa con chiunque gli capiti a tiro nel raggio di 10 metri. Questi discorsi sono indipendenti dal voto preso. L'individuo più interessante in questa fase è colui che prende 30; quest'individuo riuscirà a rendersi odioso per l'intera giornata con buona parte dei suoi conoscenti, e resterà comunque pesante parlare con lui per molto tempo.

E così nel duemilaessei anche io ho partecipato a questa cerimonia, uscendone abbastanza bene, con poche ferite, un 26 in tasca ed un esame in meno.

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